In questi giorni di Covid-19, sono solo sessanta ma sono sembrati come un’era, nessuno si è interessato delle minacce che ai confini ed al nostro interno si stanno addensando come nuvole piene di tempesta e foriere di alluvioni disastrose.
Condivido la scelta fatta dal governo che la salute venga prima e che va salvaguardata ma ciò non significa che tutto deve essere orientato ad un solo obiettivo o target lasciando nell’abbandono altri settori vitali della nostra società.
In caso contrario, se ciò risultasse vero non dovremo più preoccuparci neanche per il futuro per i dilemmi in Libia e dell’evolversi di una guerra civile, per non parlare sulle conseguenze dell’invasione del 5G da parte dei cinesi siano esse politiche che economiche, oppure non difenderci più dagli attacchi alle infrastrutture critiche, ignorare attacchi cyber, e per ultimo, ma non ultimo per importanza la sfida della povertà alla nostra libertà individuale e costituzionale.
Il mondo”critico” esterno combatte una guerra silenziosa ma spietata, continua a guadagnare con la forza spazi lasciati vuoti dai nostri silenzi, ruba la serenità di un popolo e pezzi democrazia massacrando l’economia del paese e dei cittadini.
Ma in Italia abbiamo le strutture e le capacità per far muro e barriere all’invasione delle minacce?
La risposta è si, ma facendo alcune precisazioni e rimuovendo alcune incrostazioni che purtroppo si sono insinuate nell’agire politico-istituzionale nell’ultimo periodo.
Partirei dalla posizione del Presidente del Consiglio che a tutt’oggi ha avocato a se la delega piena al funzionamento ed all’indirizzo dei servizi di sicurezza. In questo momento egli sta affrontando una vera e propria catastrofe sanitaria ed economica, con successo o meno lo vedremo tra qualche tempo e non ha a mio parere il tempo per potersi occupare pienamente dell’assetto della sicurezza italiana e degli intrecci internazionali. Non riesco a comprendere la ratio per cui non abbia, ancora, assegnato la delega esclusiva (unica nel suo genere) ad un sottosegretario per la gestione ordinaria. Tra tutte le incombenze attuali legate all’emergenza del Corona Virus, dell’Unione Europea e del Parlamento penso che sia distratto dalla funzione di gestione del comparto sicurezza italiano.
Poi il COPASIR, Il comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica, che con la legge delega 124/2007 ha avuto un mandato di controllo e di vigilanza sugli apparati di sicurezza italiani e sul rispetto delle regole di ingaggio e delle leggi di competenza sulla sicurezza. In questi mesi, da ciò che leggiamo, non si è preoccupato di scenari internazionali di minacce, non ha analizzato teatri di guerra a noi molto vicini e principalmente vicini agli interessi delle nostre aziende strategiche. È diventato una camera di compensazione di fatti interni o un organo censore dell’autorità della privacy. Non sta svolgendo il suo ruolo nel silenzio istituzionale ma è usato come grimaldello politico o come terza camera privilegiata di discussione venendo meno alla sua natura e al suo indirizzo con cui fu istituito: vigilare sull’operato delle agenzie di informazione.
Alla fine dei Servizi di Sicurezza (Dis, Aise e Aisi) che a causa della guerra entropica in atto conduce alla disattenzione dei vertici dalle operazioni e anche loro, alcune volte, sono attirati nelle dinamiche di scontro politico quotidiano. Ormai dei nostri uomini dell’intelligence si parla solo per i cambi dei vertici, per gli abbandoni di teatri di guerra, per il non stare attenti a minacce alle nostre infrastrutture critiche e per l’immobilismo e in qualche caso per l’intromissione in dinamiche estranee alla sicurezza. Sono mesi che si discute dei nuovi vertici, degli spostamenti presso aziende di stato quindi delle carriere e degli stipendi. Malati di entropia.
Eppure abbiamo una struttura che funzionava e potrebbe funzionare ancora meglio. Abbiamo tanti uomini e donne che danno il proprio contributo ben aldilà delle mansioni assegnate con professionalità e con dedizione. Uomini che hanno costruito rapporti internazionali basati sulla fiducia reciproca di agenti e principalmente lavorano nel silenzio e nell’ombra. A questi uomini ridiamo speranza, ridiamo un ruolo e una missione.
Se abbiamo un Presidente del Consiglio distratto, un Copasir politico e una struttura di sicurezza funzionante in maniera alterna come possiamo difenderci dalle minacce che toccano il nostro paese? Oppure come possiamo essere attenti alla Libia ed ai nostri interessi se siamo fuori dai tavoli che decidono?
È ora di darsi una sveglia e tarare le nostre risposte. Le difficoltà che abbiamo di fronte nei prossimi tempi saranno tante e ognuno deve tornare a fare il proprio lavoro e la sua parte.
Io mi pongo domande insieme possiamo dare risposte.
Giuseppe Esposito
Caro Peppe tu non ti poni domande ma stai esortando chiuque sia dotato di un cervello pensante a far sentire la propria voce: ognuno nel suo campo e con la maggiore forza ed esperienza possibile.
Alla Cina, Russia ecc. perchè non anche la Turchia
E’ ora e forse troppo tardi, ma proviamoci.
Preferisci il giapponese “BANZAI” o il grido dei Crociati “Caelum Denique”?
Grazie, senatore, ho apprezzato molto questa tua riflessione. Auguro all’Italia ed agli italiani che sia maggiore incisività nel proteggere l’Italia dai speculatori esteri.
Personalmente vorrei che tu fossi a coordinare e dirigere tutto questo.
Affido l’Italia alla Regina della pace nel mio cuore attraverso la mia umile preghiera. Maranatha’ vieni presto Signore Gesu’.